domenica 4 marzo 2018

Incontri: Tony Capuozzo - Giornalista




(Antonio) Palmanova (Udine) 7 dicembre 1948. Giornalista. Inviato del Tg5, conduce il programma di approfondimento Terra!. Tiene un blog su TgCom, Mezzi Toni. «Grande inviato, uno dei più bravi giornalisti televisivi, il conduttore di una vera trasmissione di approfondimento» (Aldo Grasso).
Nel ’68 è un contestatore studente liceale con tanta voglia di viaggiare, ma arriva sempre in ritardo. In quell’anno è in Germania e in Francia, dove però arriva a maggio finito. Torna in Italia, si iscrive a Sociologia a Trento, ma il bello è già passato. Fa l’operaio a Marghera, ma questa volta è in anticipo sull’esplosione degli scioperi. 




Incomincia a entrare in sintonia con gli avvenimenti quando organizza lotte dei soldati in Sicilia e soprattutto quando lavora come volontario dopo il terremoto in Friuli del 1976. Dopodiché fa il giornalista» (Diario).
“Meglio un Toni Capuozzo vivo che un Hemingway morto” scrisse Adriano Sofri, e fu la consacrazione. “Ma era solo un modo affettuoso per presentare un mio reportage dall’Amazzonia. Era appena uscito un inedito di Hemingway, piuttosto deludente. E poi con Adriano siamo sempre stati amici”. Entrambi in Lotta continua, entrambi figli di una triestina e di un militare meridionale (marinaio il padre di Sofri, poliziotto quello di Capuozzo). “Ma lui era il capo, io un militante. Più che Lotta continua ci univa il Friuli. 


Da bambino Adriano passava mesi a Masarolis, il paese della sua fantesca slava. L’ho riaccompagnato laggiù da grande. Poi ci siamo ritrovati a Sarajevo”. Il paragone scherzoso con Hemingway fu scritto su Reporter. Direttore Enrico Deaglio. Sofri firmava l’inserto culturale. Capuozzo divideva la stanza con Giuliano Ferrara (“Non c’era quasi mai, parlavamo poco, ho sempre creduto che mi preferisse il suo cane lupo. Invece è stato lui a chiamarmi in tv, nel 1991, all’Istruttoria”. Ora gli ha affidato una rubrica fisiognomica sul Foglio, Occhiaie di riguardo)» (Aldo Cazzullo).
Sposato, due figli. A Le invasioni barbariche, nel 2007, ha raccontato di aver portato con sé un bambino di sette mesi da Sarajevo durante la guerra e di averlo cresciuto fino ai cinque anni. Il bambino, orfano di madre e senza una gamba a causa di una bomba, aveva bisogno di una protesi.




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