lunedì 5 marzo 2018

La storia del caffè: Inizi in Jamaica





La Colonia della Giamaica conobbe il caffè a partire dal 1728, anno in cui il suo governatore inglese Nicholas Lawes (1652-1731) fece acclimatare la pianta nell'isola.
L'amministrazione britannica tentò di attivare la produzione di caffè utilizzando incentivi fiscali, mentre al contempo tassò la coltivazione dello zucchero con il Sugar and Molasses Act (1733), per ridurre il potere dei distillatori di rum della Nuova Inghilterra. Ma tali vantaggi fiscali relativi non si rivelarono sufficienti per entrare in competizione diretta col caffè haitiano, sempre più economico e competitivo; questo suscitò la gelosia dei piantatori giamaicani i quali incolparono la "Nuova Inghilterra" dei danni da loro subiti a causa del favoriritismo nei confronti del caffè francese.


Il dibattito degenerò; l'assemblea dei piantatori giamaicani dichiarò che la pratica da parte dei commercianti del Rhode Island di fare prezzi troppo bassi fosse un vero e proprio atto di "fellonia" (rottura di contratto) e attivarono nei giornali di Boston una campagna pubblicitaria per lamentarsi e denunciarne il fatto; questo mentre in città si firmavano petizioni contro un sistema fiscale che, a suo dire, favoriva troppo i giamaicani.
Nel 1773 il langravio Federico II d'Assia-Kassel vietò l'indebitamento con tasso d'interesse sul caffè, penalizzano così i suoi principali fornitori rappresentati dalle Indie occidentali britanniche, da Grenada e da Dominica. I commercianti tedeschi, che tradizionalmente acquisivano gran parte del raccolto grenadino, rimasero impediti dall'assumere consegne. La colonia giamicana divenne pertanto per il 90% dipendente dal mercato inglese europeo, mentre vendette soltanto il 10% del suo caffè nelle Tredici Colonie.


L'esportazione di caffè giamaicano mostrò un modesto aumento negli anni 1770, per poi ridiscendere nel corso degli anni 1780. Nel 1783 il mercato londinese ridusse di 2/3 le imposte sul caffè, misura che produsse i suoi effetti solo dopo 5-6 anni, il tempo necessario per far riposare le piante. La conseguenza finale fu che le esportazioni di caffè giamaicano pesarono soltanto per il 2% rispetto a quelle di Saint-Domingue.




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